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Nicolás Gómez Dávila (Bogotà, 1913-1994) è stato tra i più lucidi filosofi del Novecento. Attraverso la compiutezza estetica dell'aforisma e del breve trattato, che si incontra nella sua opera come in nessun'altra della tradizione occidentale, ha svelato i tratti inquietanti che soggiaciono alla nostra società postmoderna, ma che ancora rimangono occulti alla consapevolezza collettiva. Nella solitudine della sua sterminata biblioteca ha dialogato con i giganti della tradizione, con un obiettivo: contribuire a testimoniare il loro lascito prezioso, essenziale, imprescindibile. Riuscendo a fare quel che tutti i grandi finiscono per fare: consegnarci più di quel che aveva ereditato. Nei testi che qui presentiamo, il primo, il "Texto VI", si inoltra in una fulminante genealogia del concetto di democrazia, metafisico e politico assieme, che ci restituisce l'immagine della nostra società come in uno specchio; il secondo, il "De iure", tratteggia e illumina il denso cammino teorico e storico su cui si erige la nostra concezione del diritto, della giustizia, dello Stato. Facendoci intravedere orizzonti di senso per un'umanità futura.